lunedì, Ottobre 7, 2024
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Autismo: come riconoscere il disturbo dello spettro autistico nei bambini

Di solito, i primi segnali tipici del Disturbo dello Spettro autistico si manifestano già nella prima infanzia (spesso possono comparire già tra i 12 e i 18 mesi). Riconoscere e diagnosticare precocemente il disturbo dello spettro dell’autismo è fondamentale perché un intervento tempestivo, continuativo ed intensivo può portare più velocemente ad un miglioramento.

Che cos’è l’Autismo?

L’Autismo è un Disturbo legato al Neurosviluppo che si manifesta nelle prime fasi dello sviluppo.

I criteri utilizzati per la diagnosi di disturbo dello spettro autistico descritti dal DSM-5 sono principalmente tre.

  1. Deficit nell’interazione e comunicazione sociale.
  2. Comportamenti, interessi e attività ristretti e ripetitivi.
  3. La comparsa di queste manifestazioni avviene in età infantile.

Accanto a questi tre criteri principali, viene specificato che può essere presente anche una disabilità intellettiva e/o una più o meno grave compromissione del linguaggio.

Vediamo insieme cosa in realtà intendono descrivere questi tre criteri.

Deficit nell’interazione e comunicazione sociale

Per deficit nell’interazione e nella comunicazione si intende una difficoltà nella conversazione, una ridotta condivisione di interessi, emozioni e sentimenti. Inoltre una difficoltà nel dare inizio o rispondere ad un’interazione sociale (ad esempio, una conversazione, un gioco, uno scambio di informazioni, un colloquio di lavoro ecc.).

 Si intendono anche problematicità nella comunicazione verbale e non verbale, che comprendono il linguaggio del corpo e la comprensione dell’uso dei gesti e della mimica facciale. Per esempio, potrebbero essere presenti delle difficoltà nel capire se la mamma che sgrida il proprio bambino bonariamente sia arrabbiata o no. Oppure nel capire l’ironia o il sarcasmo.

Le difficoltà sono presenti anche nell’adattare il comportamento ai vari contesti sociali. Come abbiamo già evidenziato anche nei precedenti articoli, vi sono delle problematiche nel gioco simbolico e nell’interazione con i coetanei.

Comportamenti, interessi e attività ristretti e ripetitivi

Per quanto riguarda invece il secondo criterio, sono presenti movimenti, uso degli oggetti o eloquio stereotipati o ripetitivi. Per esempio battere di frequente le mani, mettere in fila gli oggetti, ripetere la stessa parola o frase ecc.

I bambini o ragazzi con autismo, inoltre, mostrano un estremo disagio nel cambiamento della loro routine quotidiana, nell’entrata in situazioni nuove o nelle fasi di transizione. Mostrano disagio anche nel cambiamento dei loro comportamenti verbali e non verbali come per esempio la necessità di percorrere sempre la stessa strada o di mangiare sempre lo stesso cibo a pranzo e non a cena.

I bambini o ragazzi con autismo mostrano una reazione verso stimoli sensoriali insolita o inaspettata che varia dall’eccessiva alla totale mancanza di interesse. Ad esempio, possono mostrare un interesse eccessivo per le luci, o un materiale preciso e al contrario una totale avversione per alcune tipologie di suono. O ancora essere apparentemente indifferenti al caldo o al freddo.

Perché è così difficile riconoscere il disturbo dell’Autismo?

Come sottolineato dall’espressione “disturbo dello spettro autistico” e in particolare dal termine “Spettro”, questo disturbo può manifestarsi in modo molto eterogeneo rispetto all’età, al livello di sviluppo e anche alla gravità stessa (può comprendere tutte o solo alcune delle difficoltà descritte).

Pertanto, ogni bambino autistico può essere molto diverso dall’altro.

Alcuni bambini, infatti, possono manifestare comportamenti tipici del disturbo dello Spettro dell’Autismo già nella prima infanzia come non girarsi se chiamati per nome oppure un ridotto contatto visivo.

Altri, invece, possono mostrare un normale sviluppo e poi d’improvviso un arresto oppure una regressione in tappe già acquisite (ad esempio, iniziare a parlare e poi d’improvviso non dire più nulla).

Come riconoscere i primi segnali

Segnali Precoci osservabili entro i ventiquattro mesi

  • Il bambino non si gira se chiamato per nome e sembra non ascoltare quando gli si parla.
  • Non attira l’attenzione dell’altro.
  • Mostra un ridotto contatto visivo e in alcuni casi, potrebbe essere anche totalmente assente.
  • Assenza di imitazione dei movimenti e espressioni facciali.
  • Il piccolo non mostra alcun interesse nel condividere attività, giochi, oppure oggetti con l’altro.
  • Non sorride quando gli viene fatto un sorriso (mancanza del sorriso sociale).
  • Il bambino non segue l’attenzione dell’altro indirizzata verso uno stesso oggetto (mancanza di attenzione divisa).
  • Non produce suoni semplici come MA-MA-MA o TA-TA-TA (mancanza di lallazione).
  • Non è in grado di pronunciare alcuna parola o frase.

Oltre i ventiquattro mesi

Con la crescita i segni del Disturbo dello Spettro Autistico diventano sempre più eterogenei. Generalmente, si fa riferimento ai criteri descritti in precedenza. Ad esempio:

  • Perdita di abilità precedentemente acquisite come prime paroline o prime interazioni sociali.
  • Ritardo nello sviluppo del linguaggio oppure difficoltà se già presente. Il bambino potrebbe ripetere continuamente parole o frasi senza alcuna intenzione comunicativa (ecolalia), avere un tono di voce anomalo con una strana cadenza o intonazione.
  • Difficoltà ad accettare i cambiamenti nella routine.
  • Ripetizione continua di movimenti (dondolare, agitare le mani, etc..).
  • Difficoltà nel comprendere le espressioni facciali, il tono di voce e la gestualità dell’altro.
  • Posture inusuali e anomalie nel movimento come camminare in punta di piedi.
  • Scarso contatto visivo.
  • Interessi ristretti.
Cosa fare?

Se siete preoccupati per il vostro bambino è fondamentale non aspettare e intervenire nell’immediato, rivolgendovi al vostro Pediatria di riferimento per un controllo.

Il Pediatria sarà in grado di riconoscere e valutare se siano presenti i segnali tipici del Disturbo dell’Autismo e se necessario, vi indirizzerà ad un neuropsichiatria infantile per poter individuare l’eventuale rischio di sviluppare questo disturbo.

 

Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia 

Dott.ssa Marina Dei, Psicologa


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