sabato, Luglio 27, 2024
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Anosognosia e demenza: la consapevolezza dei propri deficit e difficoltà

La nostra capacità di poter monitorare tutto ciò che facciamo è il cardine della possibilità di adattarsi. Correggere cosa stiamo facendo in corso d’opera ci consente di essere flessibili. Questa caratteristica è fondamentale perché consente di rispondere velocemente a dei cambiamenti nelle richieste al nostro organismo. L’efficienza di questa abilità si fonda su fattori di natura cognitiva (in termini di risorse “mentali” da poter spendere) e di natura affettiva (in termini di motivazione). Diverse condizioni mediche, tra cui la Demenza possono compromettere la nostra efficacia nel predire, valutare ed organizzare un comportamento. Questa compromissione può influenzare alcuni aspetti di questa capacità, al punto di non riconoscere l’inefficacia delle proprie azioni, andando in confusione e assumendo comportamenti “strani”. Si definisce “anosognosiauna compromissione acquisita, per esempio a causa dell’Alzheimer o altra demenza, nella consapevolezza dei propri deficit e delle proprie difficoltà.

Minimizzare le proprie azioni

Avere difficoltà nel tenere traccia del proprio comportamento può compromettere la flessibilità. La persona con Demenza, a causa della mancanza di consapevolezza, può minimizzare l’impatto delle proprie difficoltà sulla vita di tutti i giorni. Allo stesso tempo può essere espressa indifferenza rispetto alle proprie capacità compromesse. La scarsa consapevolezza può indurre in alcuni casi la persona con Demenza ad attribuire ad altre ragioni le proprie mancanze. Infatti la persona con Demenza, se in confusione, assume comportamenti che interpretano queste difficoltà con delle possibili giustificazioni alternative.

Di cosa si tratta?

Lo scopo di queste spiegazioni è volto a trovare una spiegazione che risulti “plausibile” alla persona con Demenza pertanto potrebbero essere accettate come giustificazione. Spesso la persona con Demenza potrebbe essere molto rigida nell’accettare come vera questa sua conclusione ed avere difficoltà nel cambiarla successivamente. La persona con Demenza potrebbe fare ricorso alle proprie esperienze passate ed abilità cognitive intatte per trovare una spiegazione “plausibile”. Questi tentativi di giustificazione prendono il nome di confabulazioni.

Le confabulazioni

La natura e la credibilità delle confabulazioni possono variare molto, a seconda delle capacità cognitive della persona, delle esperienze pregresse e dalle caratteristiche di personalità. La presenza di questi fenomeni clinici può avere notevoli ricadute nella vita quotidiana. La persona con Demenza potrebbe infatti sovrastimare la propria capacità di affrontare alcuni compiti. In altre occasioni potrebbe invece sottostimare la pericolosità di alcuni comportamenti o giustificare le proprie difficoltà con altre motivazioni, non legate alla compromissione delle proprie abilità.

Un esempio clinico di anosognosia

A seguire è possibile leggere un esempio che vuole rappresentare, in maniera semplificata, delle manifestazioni che è possibile osservare. Non tutte le persone con Demenza mostreranno le stesse caratteristiche .elencate. Ma può essere utile contestualizzare le caratteristiche presentante in base a possibili situazioni-problema che si possono incontrare con un proprio familiare con Demenza.

  • “La signora Giorgia vive in casa propria con suo marito Gino. Da alcuni mesi, lamenta di avere frequenti dimenticanze, che spesso risultano in una difficoltà nel ritrovare le chiavi di casa. Tuttavia la signora Giorgia riferisce che probabilmente la sua difficoltà è dovuta al passare degli anni e che non è necessario approfondire questo aspetto col proprio medico. Ogni giorno prima di uscire di casa per fare la spesa si dedica alla loro ricerca, non sempre con successo. Quando la signora Giorgia non riesce a trovarle, il signor Gino si offre di andare al suo posto. Negli ultimi tempi in mattinata la signora Giorgia litiga accesamente con suo marito perché pensa che passi ‘troppo tempo fuori casa’ e che le stia ‘nascondendo le chiavi di proposito per non farla uscire’. Il signor Gino prova a tranquillizzare sua moglie per le sue preoccupazioni, ma non sembra aiutare la signora”. 
Che cosa si evince?

In questo episodio si evidenzia come la difficoltà nel ricordare la collocazione esatta delle chiavi possa essere interpretata dalla persona come un danno voluto nei propri confronti. La signora Giorgia, indispettita dalla difficoltà nel ritrovare le chiavi di casa, ha prodotto una serie di confabulazioni: suo marito Gino nasconderebbe di proposito le chiavi per potersi allontanare di casa e tradirla. La motivazione alla base della gelosia potrebbe essere fondata sull’interpretazione della signora Giorgia delle sue difficoltà. La signora non attribuisce quindi nessun collegamento tra le dimenticanze e la sua difficoltà nella vita quotidiana, ritenendole un’espressione dell’invecchiamento.

La signora Giorgia presenta anosognosia: la confusione nella sequenza degli eventi potrebbe impedirle di ricordare correttamente la collocazione delle chiavi. Nonostante vi siano questi ostacoli, la signora Giorgia potrebbe convincersi erroneamente della correttezza della propria versione e minimizzare i successivi tentativi di correzione. Inoltre non ritiene che debbano essere approfondite (evitando di riferire questi aspetti al medico). Il comportamento adottato coinvolge emotivamente la signora che suo marito, logorando la loro relazione col passare del tempo e mettendo a rischio il proprio benessere.

Necessità di intervento

Nel caso in cui, il proprio familiare con demenza abbia dei comportamenti o delle difficoltà dovuti ad uno stato di confusione, e non ha consapevolezza delle lacune nelle proprie capacità, può essere d’aiuto l’intervento di un professionista della salute. Coinvolgere la persona con Demenza è fondamentale nel processo di cura e rappresenta un passaggio cruciale quando si presentano fenomeni clinici come l’anosognosia e le confabulazioni.

Quando non vengono riconosciute le proprie difficoltà, spesso possono emergere ostacoli nel percorso terapeutico. Pertanto farmaci ed interventi possono essere considerati inopportuni o addirittura superflui per la persona con Demenza, che reputa di non necessitarne per il suo stato di salute. Non vi è un modo univoco per coinvolgere la persona con Demenza nel processo di cura, per cui è importante adattare le richieste e modificare l’intervento in base alle risorse a disposizione. 

Danilo Atripaldi, Psicologo


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