sabato, Luglio 27, 2024
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Raccontare la demenza: 5 film che parlando di Alzheimer

Il nostro obiettivo, come associazione, è quello di divulgare e informare le persone su diversi temi che ci stanno a cuore e per cui mettiamo in campo diverse azioni sul territorio: uno di questi è la demenza. Questa volta per raccontare storie di persone che vivono l’Alzheimer ci siamo affidati al cinema e abbiamo pensato di proporvi cinque film cinque film da vedere per capire meglio e riflettere su quello che significa convivere con questo tipo di patologia.

IRIS Un amore vero (2001) di Richard Eyre

Scritto da Charles Wood col regista e tratto dai libri Elegia per Iris. E’ a metà strada tra la biografia e il romanzo, è la storia della scrittrice Iris Murdoch, e del suo matrimonio col critico letterario John Bayley. Ha ricevuto la diagnosi di Alzheimer nel 1997 ed è morta due anni dopo, amorevolmente assistita dal marito. Nel cinema come in letteratura, è molto difficile raccontare la storia di un amore di lunga durata.

Eyre ci riesce per via di sintesi, privilegiando due momenti, l’inizio e la fine del rapporto. Li affida a due coppie di interpreti e alterna il presente col passato senza soluzione di continuità. L’ottica è quella del marito, sul filo della memoria, con una sola e poetica eccezione. Amare significa anche gustare il sapore della solitudine, necessaria per incontrare e capire l’altro con dolcezza e tolleranza.

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Lontano da lei (2006) di Sarah Polley

Grant e Fiona sono spostati da 44 anni e sono molto legati, la loro vita quotidiana è piena di tenerezza e umorismo. La loro felicità sembra vacillare solo a causa di occasionali riferimenti al passato, che fanno pensare che il loro matrimonio non è stato rose e fiori. Durante il film possiamo notare la tendenza di Fiona a riferirsi sempre più spesso al passato. Quando i vuoti di memoria diventano sempre più evidenti, nessuno dei due può ignorarli. In seguito alla diagnosi di Alzheimer, temendo per la vita di Fiona, Grant dedica tutte le sue attenzioni alla moglie.
Con un intelligente dosaggio di flashback Polley è in grado di disegnare il ritratto della solitudine della mente che ci abbandona, insieme all’amore, e di lasciare senza fiato e rapito dall’immenso dolore lo spettatore senza però stordirlo.

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Still Alice (2014) di Richard Glatzer e Wash Westmoreland

Alice Howland è moglie, madre e professoressa di linguistica alla Columbia University di New York. Alice ha una bella vita e tanti ricordi, che una forma rara e precoce di Alzheimer le sta portando via. Confermata la diagnosi dopo una serie di episodi allarmanti, che l’hanno smarrita letteralmente in città, Alice confessa al marito la malattia. La difficoltà nel linguaggio e la perdita della memoria non le impediranno di lottare, facendo emergere la donna meravigliosa che è e che ha costruito tutta la vita.

Still Alice, scritto e diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland, fornisce allo spettatore una spiegazione e un’argomentazione emozionale del morbo di Alzheimer: una malattia che comporta il progressivo declino delle facoltà cognitive.

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The Father- Nulla è come sembra (2020) di Florian Zeller

Tra le vie residenziali della Londra benestante, Anne si reca a far visita al padre Anthony nel suo appartamento. L’uomo, ottantenne, è rammaricato quando la figlia gli annuncia un prossimo trasferimento a Parigi per raggiungere l’uomo che ama, e chiede cosa ne sarà di lui. Poco dopo, sempre in casa sua, Anthony trova un uomo seduto a leggere il giornale, il quale sostiene di essere il padrone di casa e il marito di Anne. Pur vivace e a tratti ben lucido, Anthony mostra sintomi di demenza, dimenticando fatti, luoghi e persone. Nel rapporto con i suoi familiari e con la giovane badante Laura, ultima di una lunga serie, la vita di Anthony prosegue per frammenti confusi che la sua mente non riesce più a ricomporre.

Al centro dell’approccio di Zeller c’è il rovesciamento della prospettiva, trascinando il pubblico dentro la mente fallace del suo protagonista invece di osservarne le conseguenze e il deterioramento dall’esterno. E dunque spazio a situazioni e informazioni confusionarie, personaggi improvvisamente interpretati da nuovi attori, e un generale rifiuto della progressione narrativa comunemente intesa. Senza spiegazioni, e utilizzando la scena come orizzonte invece della storia.

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Supernova (2021) di Harry Macqueen

Sam e Tusker sono compagni di vita da molto tempo: Sam è un pianista e Tucker uno scrittore. I due hanno condiviso la loro passione per l’arte durante tutta la loro lunga storia d’amore. Quando Tusker scopre di avere una demenza precoce, decide di prendersi una vacanza dalla realtà insieme a Sam a bordo di un camper con cui rivisitare luoghi e persone importanti del loro passato comune. Ma nel corso del viaggio entrambi dovranno venire a patti con il modo individuale di affrontare la malattia e con l’imminente trasformazione del loro rapporto.

Supernova è un road movie ricco di sfumature che riesce a raccontare la profonda devozione di due esseri umani l’uno per l’altro. Harry Macqueen, regista e sceneggiatore, sceglie una linea narrativa struggente ma non manipolativa delle emozioni degli spettatori. Alla stesso modo Stanley Tucci mantiene una compostezza che ha a che fare con la difesa della propria dignità, mentre a Firth è concesso l’occasionale cedimento. Lo sguardo con cui Sam abbraccia e custodisce Tusker è una testimonianza visiva di quanto desideri trattenerlo accanto a sé, proprio mentre a poco a poco lo vede scivolare via.

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Questi film raccontano l’Alzheimer e la demenza da diversi punti di vista ed è per questo che li abbiamo scelti. Vivere una malattia non caratterizza la persona, è soltanto una delle sue mille sfaccettature e dovrebbe essere presa per quello che è.

Fabiana Boccanfuso


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