domenica, Aprile 28, 2024
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Alimentazione e Alzheimer: il ruolo della dieta nella prevenzione della demenza

Con il progressivo aumento dell’aspettativa di vita media, il numero di persone affette da demenza è gradualmente aumentato. Attualmente la demenza rappresenta una delle dieci cause più frequenti di mortalità. Inoltre è uno dei principali problemi di salute pubblica, a causa del grave impatto che ha sulla vita dei soggetti affetti e delle loro famiglie. Come ben sappiamo, non si conosce ancora una cura per questa patologia. In questo scenario, dunque, assumono particolare rilevanza le ricerche volte ad indagare l’efficacia di possibili interventi preventivi. Tra di essi rientrano gli studi riguardanti l’impatto dell’alimentazione e dei diversi tipi di dieta sullo sviluppo della malattia di Alzheimer e, più in generale, delle varie forme di demenza.

Tre diversi modelli

L’attenzione si è concentrata, in particolare, su tre diete. Vediamole:

  • la dieta Mediterranea. Tipica della nostra area, caratterizzata da un alto consumo di verdure, frutta, olio di oliva, e un consumo moderato di alcol (mediamente 1 bicchiere al giorno).
  • la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension). Sviluppata per prevenire e trattare l’ipertensione. In modo simile alla dieta Mediterranea si caratterizza per un alto consumo di alimenti di origine vegetale. A questi si aggiunge una ulteriore limitazione di acidi grassi saturi, colesterolo e sodio.
  • la dieta MIND (Mediterranean-DASH Diet Intervention for Neurodegenerative Delay). Unisce aspetti delle due diete precedenti (alto consumo di alimenti di origine vegetale e basso consumo di alimenti di origine animale e ricchi di grassi saturi). Rispetto ad esse, prevede l’assunzione di frutti di bosco e verdure a foglie verdi. Mentre non è specificamente consigliato l’elevato consumo di frutta (2-3 volte al giorno nella dieta Mediterranea), derivati del latte, patate, pesce.
Benefici della dieta mediterranea

La dieta Mediterranea sembra essere associata a migliori capacità cognitive globali e migliore memoria episodica, oltre che a un più basso rischio di sviluppare malattie neurodegenerative. Per quanto riguarda la dieta DASH, oltre ai benefici metabolici (impatto positivo su alcuni fattori di rischio cardiovascolari, come i valori di pressione sistolica e diastolica e la concentrazione di colesterolo nel sangue), comporterebbe anche miglioramenti nelle abilità psicomotorie. Tuttavia, secondo le evidenze disponibili, i migliori risultati si otterrebbero con la dieta MIND, che sarebbe correlata ad un’azione protettiva nei confronti dello sviluppo della malattia di Alzheimer.

Nutrienti che contribuiscono alla neuroprotezione

Come detto, i principali elementi distintivi della MIND diet sono le verdure a foglie verdi e i frutti di bosco.

Le verdure a foglie verdi sono fonte di folati, vitamina E, carotenoidi e flavonoidi, nutrienti che sembrano correlati a una riduzione del rischio di demenza e decadimento cognitivo. In particolare, la vitamina E (contenuta in alimenti quali oli vegetali, noci e crusca) svolge un importante ruolo neuroprotettivo.

In modo simile, l’assunzione di frutti di bosco ha dimostrato, in sperimentazioni svolte su animali, di migliorare memoria e apprendimento e di rallentare il declino cognitivo.

Infine, un elemento comune all’alimentazione prevista dai tre tipi di dieta e con un ruolo importante nella prevenzione della demenza sarebbe l’olio di oliva.

L’azione neuroprotettiva sarebbe da attribuire alle proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie (vitamina E), all’inibizione della deposizione di beta-amiloide (vitamina E, folati, flavonoidi, carotenoidi) e del danno neurotossico (vitamina E, flavonoidi). Inoltre, lo scarso consumo di alimenti di origine animale e ad alto contenuto di grassi saturi (come carne rossa, burro e margarina, dolci, cibi fritti) proteggerebbe dalla disfunzione della barriera emato-encefalica e dall’incremento dell’aggregazione della beta-amiloide.

Gli omega-3

Sebbene il consumo di prodotti ittici, nella MIND diet, sia limitato a una volta a settimana, viene comunque garantito il giusto apporto di omega-3. Questi nutrienti da un lato ridurrebbero la formazione di beta-amiloide e il danno ossidativo, dall’altro aumenterebbero l’espressione di proteine sinaptiche e il numero delle spine dendritiche. Entrambi sono elementi fondamentali per favorire la comunicazione tra neuroni.

Queste osservazioni aprono la strada ad un ulteriore ed interessante campo di indagine nell’ambito della prevenzione e del trattamento delle demenze.

 

Dott.ssa Giulia D’Alvano (Dottoressa in Medicina e Chirurgia)


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