mercoledì, Dicembre 4, 2024
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Le relazioni sociali e la socializzazione nei bambini e ragazzi con autismo

La socializzazione è un processo tramite cui si acquisiscono le conoscenze, le abilità, i sentimenti e i comportamenti, che rende in grado di partecipare alla vita sociale. Il bambino fin dalla nascita mostra una propensione innata verso l’interazione sociale ed infatti la capacità umana di creare relazioni è da sempre oggetto di studio e di interesse. Lo sviluppo della socializzazione è diverso da bambino a bambino, soprattutto nell’Autismo, generalmente questo processo inizia con le primissime relazioni sociali che il bambino ha con i propri genitori. Vediamo quali sono alcune delle fasi principali.

  • Verso i due mesi avvengono gli scambi faccia a faccia. Ossia uno scambio tra il bambino e il genitore di sorrisi, sguardi e vocalizzazioni. Queste formano una sorta di conversazione nella quale il bambino inizia anche a condividere lo stato emotivo. 
  • Verso i cinque mesi a questi scambi tra il bambino e il genitore si aggiunge un oggetto, ossia l’attenzione sia del bambino sia del genitore si sposta verso un oggetto. Il bambino guarda il sonaglino, il genitore lo guarda a sua volta e lo prende (attenzione condivisa).
  • Verso gli otto mesi il bambino inizia a compiere sequenze di azioni anche tramite l’aiuto dei genitori. Vuole il giocattolo nascosto dietro al cuscino, quindi prima sposta il cuscino e poi prende il gioco.

Questi sono degli esempi che dimostrano come il bambino a poco a poco riesca ad interagire con i propri genitori, e che successivamente già a partire dai due anni riesca a portare avanti sia una relazione triadica sia una relazione multipla, con i pari.

La socializzazione nell’autismo

Una delle prime caratteristiche che ci viene alla mente pensando all’autismo è un deficit all’interno delle relazioni sociali. I deficit riguardano l’instaurare, il mantenere e il comprendere le relazioni, che variano di intensità anche a seconda dell’età e del genere (minore propensione ad avviare scambi sociali e/o a rispondere ad essi).

La socializzazione può essere assente, ridotta o atipica.  Queste difficoltà nella socializzazione derivano da un’anomalia nel dirigere l’attenzione verso gli altri e una difficoltà nel capire il comportamento proprio e altrui. Questo è un aspetto direttamente collegato alla Teoria della mente.

Nei bambini più piccoli ciò si potrebbe manifestare con l’assenza del gioco condiviso o nella successiva difficoltà di intraprendere i giochi con regole. Nei ragazzi più grandi, invece, a seconda del livello di funzionamento potrebbero sforzarsi di capire quale sia il comportamento adeguato al contesto. Oppure comprendere l’ironia o il sarcasmo.

Relazione con l’altro

Pertanto, si potrebbe ipotizzare che non vi sia alcuna motivazione nel comunicare o addirittura che essi evitino intenzionalmente l’altro. Niente di più sbagliato!

Ciò che ci preme sottolineare è che non vuol dire che per i bambini o i ragazzi con autismo socializzare non sia importante: essi desiderano entrare in relazione con l’altro ma semplicemente lo esprimono in modo diverso rispetto agli altri.

Ad esempio, potrebbero essere infastiditi dal contatto fisico ma potrebbero cercare l’altro semplicemente con lo sguardo oppure rimanendo nelle sue vicinanze.

Inoltre, spesso la loro attenzione potrebbe non essere diretta verso gli stimoli sociali perché completamente catturata da un altro tipo di stimoli.

Ad esempio, un bambino o ragazzo con autismo potrebbe non rispondere se chiamato per nome perché completamente “assorbito” da un determinata attività.

Sebbene nell’Autismo la socializzazione sia assente, ridotta o atipica, comunque si desidera entrare in relazione con l’altro. Pertanto è fondamentale, rispettare i bisogni, i tempi e le caratteristiche proprie di ognuno.

Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia
Dott.ssa Marina Dei, Psicologa


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