sabato, Ottobre 12, 2024
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Abilità di lettura e DSA: ecco cos’è e come riconoscere la dislessia

Cos’è la dislessia e in che modo si può riconoscere?

Nel precedente articolo riguardante i DSA, abbiano visto che la dislessia  fa parte della famiglia dei disturbi specifici dell’apprendimento e che coinvolge le abilità di lettura. Oggi approfondiamo più nel dettaglio l’argomento in modo da poter comprendere meglio cos’è la dislessia e come poterla riconoscere. Innanzitutto cominciamo dalla lettura e dalle sue caratteristiche.

La lettura consiste in un processo di decodifica di segni scritti in suoni che porta poi a formare, mentalmente o a pronunciare, parole o frasi che compongono un testo. Si tratta di una procedura complessa alla base della quale c’è il coinvolgimento di diverse abilità quali:

  • Il riconoscimento dei segni dell’ortografia;
  • la conoscenza delle regole di conversione dei segni grafici in suono;
  • l’associazione del suono a un significato specifico di una parola;
  • la comprensione del significato delle singole frasi e del testo.

La lettura rientra fra le prime abilità che il bambino acquisisce con l’inizio della scuola primaria, in quanto essa va considerata come un strumento utile trasversalmente alle diverse materie scolastiche. La sua acquisizione avviene tramite il passaggio in diverse fasi. 

Le fasi d’acquisizione della lettura
  • Fase logografica. Fa riferimento al periodo prescolare del bambino durante il quale le parole scritte si pongono come un disegno e vengono “lette” per le loro caratteristiche grafiche. Perciò il bambino legge le insegne dei negozi (BAR) o i marchi (NUTELLA) poiché riconosce tali parole come immagini a cui è associato un significato.
  • Fase alfabetica. Questo periodo inizia alla scuola primaria, in cui il bambino comincia a costruire il meccanismo di conversione lettera-suono: la parola scritta si analizza lettera per lettera.
  • Fase ortografica. Il bambino analizza la parola scritta secondo le regole dell’ortografia: legge e mette insieme gruppi di consonanti e sillabe con digrammi e trigrammi (ad esempio GH, SCI).

La lettura dopo una prima fase di apprendimento diventa un atto automatico, ma l’abilità di leggere in modo automatico e scorrevole non è così scontata per tutti i bambini. In alcuni casi le difficoltà di lettura possono essere ricondotte alla dislessia: vediamo cos’è e come la si può riconoscere.

La dislessia: un disturbo specifico dell’abilità di lettura

La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento.  Si caratterizza per una selettiva difficoltà nell’acquisire le abilità di lettura. Ciò accade in bambini che hanno un’intelligenza nella norma, hanno ricevuto normali opportunità di istruzione e non presentano deficit di tipo sensoriale. Il bambino con dislessia presenta una lettura lenta e poco accurata, caratteristica che si esprime in termini di numero di errori commessi nella lettura di un brano. 

Quello che accade nei bambini italiani, è la manifestazione di una forma di dislessia caratterizzata soprattutto da una marcata lentezza, sebbene non manchino anche casi in cui si commettano errori durante la lettura. Questo aspetto va interpretato tenendo in considerazione che la lingua italiana è una lingua “trasparente”: cioè una lingua in cui ogni simbolo scritto corrisponde a un suono specifico. Infatti si differenza dalle lingue definite “opache”, come ad esempio la lingua inglese, dove ad ogni segno grafico scritto possono corrispondere diversi suoni.

Come si manifesta la dislessia

Nel corso dello sviluppo dell’ abilità di lettura, la dislessia si esprime in forme diverse. Nelle fasi iniziali del processo di apprendimento, il bambino può riscontrare delle difficoltà nel recitare l’alfabeto, nel riconoscere correttamente le lettere,  nel fornire semplici rime per determinare parole e nel categorizzare suoni.

Successivamente, in una fase più avanzata del processo di apprendimento della lettura, il bambino inizia a commettere diversi errori che si manifestano con:

  • ricorrenti omissioni, sostituzioni, distorsioni o addizioni di parole o parti di parole;
  • lentezza della lettura;
  • false partenze, lunghe esitazioni o “perdita della posizione” nel testo;
  • inversioni di parole nelle frasi o di lettere all’interno delle parole.
Deficit di comprensione di un brano

Oltre ad errori di questo tipo, relativi al processo specifico di conversione dei simboli scritti in suoni, si possono manifestare anche deficit della comprensione di un brano, evidenziati da:

  • un’incapacità di ricordare le cose lette;
  • un’incapacità di trarre conclusioni o fare inferenze dal materiale letto;
  • una difficoltà nell’uso di conoscenze di carattere generale piuttosto che dell’informazione derivante dalla lettura, per rispondere a quesiti su una storia letta.

La comprensione di un testo richiede l’efficienza di specifiche abilità di base che sono:  

  • la memoria di lavoro. Un sistema di memoria che permette di trattenere un’informazione rilevante per il tempo necessario alla realizzazione di un compito. Senza il passaggio dell’informazione al magazzino di memoria a lungo termine;
  • conoscenze metacognitive. Ossia le conoscenze che un bambino ha sullo scopo della lettura, sulle strategie che adotta per raggiungere tale scopo e il controllo che esercita per monitorare la propria comprensione.
Quando e chi fa una diagnosi di dislessia

La dislessia viene diagnosticata verso la fine del secondo anno di scuola primaria e si applica a tutti i bambini che hanno una prestazione dell’abilità di lettura molto più bassa della media. Inoltre, è importante utilizzare dei test standardizzati di intelligenza per escludere ritardi intellettivi e test che escludano la presenza di deficit sensoriali.

Solo successivamente, lo specialista effettua dei test di lettura specifici e standardizzati che misurano la velocità e la correttezza della lettura ad alta voce. È bene ricordare che la diagnosi è un giudizio clinico che permette di riconoscere una patologia o un disturbo e può essere definita solo da uno psicologo o un medico iscritto agli albi delle rispettive professioni sanitarie.

 Dott.ssa Sabrina De Filippis, psicologa


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