mercoledì, Dicembre 4, 2024
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DSA ed altri disturbi: gli interventi da adottare in casi di comorbilità

I disturbi specifici dell’apprendimento possono presentarsi isolati o in comorbilità, cioè in una persona possono essere presenti due o più disturbi. La comorbilità è una caratteristica rilevante e frequente nei DSA, che intrecciandosi ad altri disturbi patologici può aggravare il quadro clinico. Dunque, alcuni bambini possono presentare un solo disturbo dell’apprendimento ad esempio dislessia oppure una compresenza di più DSA. Ad esempio dislessia e disortografia oppure disgrafia e discalculia e così via. 

DSA e altri disturbi

Talvolta, il DSA si manifesta con altri disturbi dello sviluppo, come ad esempio disturbi del linguaggio; ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività); disturbi dello spettro autistico; disturbi della coordinazione motoria e disturbi psicopatologici (disturbo della condotta, disturbo dell’umore e dell’ansia).

DSA e disturbi del linguaggio

È da annoverare tra i fattori di comorbilità la presenza di disturbi del linguaggio che in età evolutiva risultano essere importanti predittori dello sviluppo di un DSA. Un’assenza di linguaggio o linguaggio incomprensibile a 3 anni, una difficoltà di linguaggio a 4/5 anni, la pronuncia dei suoni non corretta, frasi incomplete, scarsa abilità nelle rime, difficoltà ad imparare poesie, filastrocche e l’enumerazione possono compromettere il normale processo di acquisizione delle abilità accademiche. Quindi, tali aspetti possono rappresentare indicatori di rischio del successivo sviluppo di difficoltà e disturbi dell’apprendimento.

DSA e ADHD

Molto frequenti sono anche casi di comorbilità tra DSA e ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività). L’ADHD è caratterizzato da disattenzione, quindi una persona con ADHD:

  • non presta attenzione ai dettagli; 
  • si distrae facilmente; 
  • si dimentica le cose; 
  • non riesce a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività;
  • non porta a termine il lavoro; 
  • perde il materiale che gli serve per svolgere compiti o attività.

Oppure l’ADHD può manifestarsi con iperattività e/o impulsività, quindi il bambino:

  • è irrequieto; 
  • parla troppo;
  • si alza quando dovrebbe stare seduto; 
  • interrompe o si intromette nelle attività altrui.

I bambini con ADHD presentano spesso comorbilità con la disgrafia. Questo poiché il deficit dell’attenzione e l’impulsività non permette loro di mantenere la concentrazione sul compito scritto e variano frequentemente la qualità del tratto grafico. Per accertare l’associazione tra DSA e ADHD la qualità del tratto grafico deve essere scarsa e la variazione è permanente.

DSA e disturbo dello spettro autistico

Si riscontra spesso anche una relazione tra DSA e disturbi dello spettro autistico (25%). Infatti è molto comune che un bambino con autismo presenti dislessia a causa di problemi sensoriali, percettivi, linguistici o cognitivi. Alcune delle difficoltà possono essere conseguenza di caratteristiche dell’Asperger come un focus dell’attenzione ristretto (attenzione per i dettagli), dunque in un testo vengono messe a fuoco solo tre lettere. Ci possono essere anche problemi con la grafia: infatti i bambini con disturbi dello spettro autistico, sia a basso che ad alto funzionamento, presentano spesso impaccio motorio e motricità fine poco coordinata; ciò determina alcune difficoltà nella scrittura come ad esempio una scorretta impugnatura della penna e di conseguenza grafia illeggibile.

DSA e disturbi della coordinazione motoria

Nei DSA ed in particolare nei dislessici, è stata verificata la comorbilità con disturbi di coordinazione motoria. I problemi di coordinazione motoria interferiscono con gli apprendimenti scolastici o con le attività di vita quotidiana a causa di:

  • goffaggine; 
  • difficoltà posturali; 
  • confusione nell’uso delle due mani;
  • difficoltà nell’impugnare correttamente una matita; 
  • difficoltà nella lettura e nella scrittura.

Questi bambini presentano difficoltà anche in compiti visivi con problemi prevalenti nell’identificare le grandezze e nel localizzare la posizione degli oggetti nello spazio, alterazioni motorie e di alterazioni del tono muscolare. Ciò determina la diminuzione di efficienza in un compito (ad esempio, il contare all’indietro), dunque, le difficoltà di lettura sono dovute a degli intoppi nell’automatizzazione di molti compiti e attività

DSA e disturbi emotivi

Spesso si riscontra una forte associazione tra disturbi dell’apprendimento e disturbi emotivi e comportamentali. Poiché le difficoltà legate all’apprendere possono di per sé influenzare aspetti emotivi in relazione alle difficoltà nell’eseguire richieste scolastiche. A loro volta, i disturbi emotivi sono in grado di determinare difficoltà di apprendimento. Questi vissuti emotivi possono causare una forte sofferenza che può manifestarsi in una serie di situazioni in cui il disagio che prova il bambino si riversa  all’esterno:

  • aggressività; 
  • oppositività; 
  • trasgressione di norme sociali; 
  • manifestazioni di ansia (attacchi di panico, ossessioni, paura); 
  • depressione (umore depresso, eccessiva tristezza, irritabilità, alterazioni del sonno e dell’appetito, perdita di interesse per le attività, senso di colpa); 
  • ritiro sociale (difficoltà a stringere e mantenere amicizie); 
  • somatizzazioni o problemi psicofisiologici (lamentele o dolori fisici come mal di testa, mal di stomaco, nausea, vertigini, sensazione di svenimento, senso di debolezza), associati a bassa autostima, problemi scolastici e scarse relazioni sociali.
DSA e altre difficoltà

Spesso molte altre difficoltà accompagnano i disturbi dell’apprendimento  non sempre evidenziabili a scuola, come incertezze linguistiche, spaziali, temporali, motorie. A volte i bambini fanno fatica ad imparare a leggere l’orologio o ad allacciarsi le scarpe o possono non eccellere in quelli sport che richiedono un’elevata coordinazione. Possono avere difficoltà a ricordare parole che appartengono a certe categorie oppure in sequenza (i mesi dell’anno, o i nomi delle città, contare all’indietro) o nello stimare le distanze tra due luoghi.

Come gestire queste difficoltà?

Questi disturbi permangono per tutta la vita, per cui è opportuno che ci sia attenzione nell’aiutare questi bambini a conoscere il proprio disturbo, ma anche ad imparare a gestirne le varie caratteristiche. Quando questi disturbi si presentano in comorbilità aumentano le difficoltà della vita quotidiana e diventa cruciale poterli identificare per intervenire in modo efficiente. Non esiste una bacchetta magica, ogni intervento deve essere necessariamente personalizzato in base alle caratteristiche del singolo bambino. Si deve tenere conto del contesto familiare e della classe di cui fa parte; ogni intervento è come una sorta di abito cucito su misura per quello specifico bambino.

Qual è l’intervento più adatto?

Considerando le difficoltà che emergono in presenza di una comorbilità tra DSA e altri disturbi dello sviluppo, sarebbe appropriato un intervento multimodale, che tenga in considerazione l’interazione dei vari deficit e che quindi, possa agire a livelli differenti. In primo luogo bisogna:

1) Agire sulla sfera emotiva nella gestione della rabbia, ansia, frustrazione, disistima. Molto spesso, di fronte a scarsi risultati scolastici, si tende a chiamare in causa un’insufficiente motivazione, impegno e attenzione del bambino con frasi del tipo “è molto intelligente ma deve sforzarsi di più”:

  • sarebbe opportuno praticare una sospensione del giudizio e comprendere che un dato comportamento inadeguato del bambino è legato ad una serie di funzioni cognitive carenti, riconoscendo la reale fatica del bambino. 
  • bisognerebbe motivare il bambino aiutandolo a capire il motivo delle proprie difficoltà e insegnandogli le strategie giuste per aggirare o rafforzare i punti deboli, incrementando in questo modo il desiderio di imparare, ma anche sentirsi competenti.

2) Agire sulla didattica

  • ridurre al minimo le fonti di distrazione che esercitano una forte attrazione sul bambino e che possono disturbare le informazioni finalizzate al compito (ad esempio stare in primo banco e lontano da fonti di distrazione);
  • fornire suggerimenti, segnali o altri tipi di informazioni che siano altrettanto salienti e interessanti e che siano direttamente collegati con il compito da portare a termine;
  • organizzare e definire i tempi di lavoro;
  • utilizzare il canale visivo;
  • prevedere delle pause;
  • organizzare il tempo di lavoro globale della giornata.

 Dott.ssa in Psicologia:

 Ilenia Carlino


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