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Oltre l’autismo: selettività alimentare e rifiuto del cibo da parte dei bambini

Molti genitori lamentano che i propri figli detestino mangiare alcuni cibi e ne adorino invece altri. Comprensibilmente questa situazione desta molte preoccupazioni nei genitori soprattutto quando il proprio figlio “non mangia quasi nulla”. La selettività alimentare, anche nei bambini con autismo, comporta una forte rigidità nella scelta del cibo, con la conseguente assunzione di un numero limitato di alimenti, accompagnata da un rifiuto per i nuovi cibi. Dunque i bambini mangiano solo alcuni cibi e ne rifiutano gli altri, e quando il genitore cerca di allargare il range di cibi assunti dal proprio bambino questo reagisce, nella maggior parte dei casi, con disgusto e rabbia. Altre reazioni possono essere: urla, pianto, aggressività etero e auto diretta, fuga, angoscia, masticare senza deglutire e sputare. 

Questa situazione può, come già detto, preoccupare molto i genitori che in alcuni casi non presenteranno più il cibo già rifiutato dal proprio bambino o ragazzo o in altri casi, pur di farlo mangiare, di presentare in maggiore quantità il cibo che invece il proprio figlio assume.  Inoltre anche il momento di preparazione e consumo del piatto porta i genitori a sentirsi più frustrati e preoccupati.

Selettività alimentare nei bambini con autismo

Nei bambini con disturbo dello spettro autistico la selettività spesso si presenta in forme estreme perché si combina con la ritualità, la ripetitività o l’ipersensibilità. Per esempio ci sono bambini che mangiano solo alimenti rossi, o solo cose dure, o ancora possono rifiutare se gli alimenti non sono disposti secondo un ordine preciso. Il rifiuto di un cibo, inoltre, può rappresentare una risposta condizionata negativa associata al mangiare un determinato cibo: in parole semplici, se quel cibo gli ha fatto male, tenderanno a non mangiarlo, o ancora se hanno difficoltà nell’ingestione o nella masticazione ugualmente lo rifiuteranno. Le situazioni sono molteplici: possono rifiutare di mangiare cibi “più sani”, assumono pietanze perché sono del loro colore preferito, non vogliono sperimentare sapori nuovi e dunque cibi che non hanno mai mangiato, ecc.

Da cosa può derivare la selettività alimentare?

Sono state avanzate diversi ipotesi per spiegare la selettività alimentare legata al Disturbo dello Spettro Autistico.

La selettività alimentare potrebbe dipendere dalle difficoltà legate alla percezione sensoriale.

In particolare, l’ipersensibilità sensoriale, molto frequente nei bambini e nei ragazzi con autismo, può comportare il rifiuto e l’evitamento del cibo o alimenti. Ad esempio, il bambino o ragazzo potrebbe rifiutare il cibo non per la tipologia dell’alimento ma per la sua consistenza, il colore, l’odore, per la disposizione nel piatto oppure per la temperatura.

La selettività alimentare potrebbe dipendere da problemi gastrointestinali. Tuttavia, a tal proposito gli studi hanno riportato risultati contrastanti e scarsamente replicabili (Nikolov et al., 2009 1; Ibrahim et al., 2009 2). Inoltre, sembrerebbe che non sia presente un’incidenza maggiore di questi disturbi nei i bambini con Autismo rispetto a bambini con sviluppo tipico (Ibrahim et al., 2009 2).

Alcuni consigli utili
  • Provate ad aggiungere l’alimento “rifiutato” al cibo che già piace al vostro bambino o ragazzo con Autismo, coinvolgendolo anche nella preparazione del piatto.

Cucinare insieme può rilevarsi un’attività utile perché permette di prendere maggiore confidenza e familiarità con gli alimenti. In questo modo, potrà conoscere il cibo attraverso i propri sensi (toccandolo, annusandolo, leccandolo) anche senza mangiarlo.

  • Quando possibile, provate a personalizzare il nuovo alimento. Spesso, si tende a rifiutare il cibo per la consistenza, per il colore, l’odore oppure per la temperatura. Provate a presentare l’alimento con una forma (ad esempio, usando degli stampini a forma di animaletto) oppure con una determinata consistenza preferita dal bambino (ad esempio, croccante, liscia, etc..);
  • Cercate di mantenere la calma ed evitate di forzare il bambino o il ragazzo ad assaggiare. L’assaggio forzato, infatti, può avere l’effetto contrario ed accrescere l’avversione verso l’alimento. Assicuratevi che partecipi tutta la famiglia e rendete il pasto un momento piacevole, tranquillo e divertente. Ad esempio, se al bambino piace contare, provate a contare tutti i morsi oppure provate a raccontare favole o filastrocche sul cibo.
  • Al momento del pasto, mangiatene un po’ anche voi sottolineando quanto l’alimento sia delizioso (ad esempio, attirando l’attenzione e dicendo “Questa mela è buonissima”).

Lasciate che il bambino o ragazzo con Autismo entri in contatto piano piano con l’alimento e iniziate solo con un piccolo assaggio.

Riferirsi sempre alle rete socio sanitaria

Questi sono solo piccoli consigli da cui prendere spunto e utilizzare nella vita di tutti i giorni. Le nostre piccole riflessioni, infatti, non sostituiscono in alcun modo l’intervento individualizzato del bambino o dell’adolescente con condizione dello spettro autistico da parte della rete socio-sanitaria di riferimento.

Dott.ssa Rosamaria Satriano, Dottoressa in Psicologia
Dott.ssa Marina Dei, Psicologa

 

Bibliografia

  1. Nikolov, R. N., Bearss, K.E., Lettinga, J., Erickson, C., Rodowski, M., Aman, M. G., McCracken, J.T., McDougle, C.J., Tierney, E., Vitiello, B., Arnold, L.E., Shah, B., Posy, D.J., Ritz, L., Scahill, L. (2009). Gastrointestinal symptoms in a sample of children with pervasive developmental disorders. Journal of Autism and Developmental Disorders39, 405 – 41
  2. Ibrahim, S. H.,  Voigt, R. G., Katusic, S.K.,  Weaver, A. L., &  Barbaresi, W. J. (2009). Incidence of Gastrointestinal Symptoms in Children: A Population-Based Study. Pediatrics, 124, 680 – 686.


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